CHAPTER 2
Mi sono sempre domandata come l’uomo potesse diventare così cattivo. Non sono mai riuscita a dare una risposta a questa domanda, però la realtà è che, alcune persone, cattive ci nascono.
Avvenne così velocemente. Ricordo solo che mi trovavo nella mia camera, piangevo come una fontana seduta sul mio tappeto. Dopodiché vi fu il buio totale. All’inizio pensai di essermi addormentata e di aver iniziato a sognare. Ma non era così.
-He..e..e..lena? -
La mia stanza era completamente sottosopra. La sedia era rotta, tutti i libri erano sparsi sul pavimento ed i miei muri erano completamente rovinati. Marta era sconvolta, non riusciva a parlare e il suo respiro si faceva sempre più intenso. Osservò la stanza un paio di volte, i suoi occhi continuavano a girare, ma lei rimaneva sempre nella medesima posizione. Cercava di muoversi, ma non ci riusciva. Cercava di gridare, ma la voce le era come scomparsa. Pensava, pensava e di me, nessuna traccia. -Helena? Helena dove sei?? -la sua voce mostrava la sua ansia, la sua paura -Di..i..ego!!! - urlò con tutta l’energia che aveva in corpo. Dal secondo piano, giù per le scale, si sentiva il rumore dei passi di Diego. Spaventato dalla voce dalla sorella, corse giù così velocemente che era quasi difficile vederlo. - Marta che cavolo hai?!? Mi hai fatto prendere un colpo! - anche il volto di Diego non era dei migliori. Immaginatevi un bambino quando perde sua madre, Diego aveva la stessa espressione. - Diego, Helena..Helena..è scomparsa! - da lì iniziò la vera paura.
-ma come..com’è potuto succedere?? Lei era qui, nella nostra casa. Come hanno fatto?!? -
-Diego, è inutile scaldarsi tanto, facendo così non concluderai niente. -
-Dannazione! - nell’aria vi era una strana atmosfera, sia Diego sia Marta erano preoccupatissimi per me. Se in quel momento fossi stata lì con loro avrei pensato sicuramente che ho due amici stupendi. Purtroppo non c’ero e loro erano come impazziti. Diego portò con se delle foto che trovò nella mia camera. Erano le famose foto che condizionano orribilmente la mia vita. Le osservo attentamente, il suo sguardo faceva persino paura.
I suoi occhi erano molto malinconici, ferocemente si morse il labbro superiore facendo cadere delle gocce di sangue sul tavolo. -smettila di punirti così, non è certo colpa tua stupido! - fu in quel momento che Marta riuscì a scoprire lati del suo carattere che, fino a quel momento, non sapeva che esistessero. All’improvviso Diego si voltò e si diresse verso la porta..- Diego che cosa vuoi fare? Diego!! -
- lasciami in pace! Devo assolutamente trovarla, se ..- la sua voce si bloccò all’istante come se avesse visto un fantasma. Marta gli andò dietro e anche lei rimase sconvolta.
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Ero stremata, non avevo più la forza per alzarmi. Il sole stava tramontando ed io non sapevo nemmeno dove mi trovavo. Forse in un bosco, ero circondata di alberi e i raggi del sole mi raggiungevano il viso a malapena. Cosa dovevo fare? Perché ce l’avevano con me? -Helena! Bella, vieni qui! - quelle voci, era da loro che stavo scappando. Ma ero troppo stanca e non riuscivo più a muovermi.
Però dovevo scappare,, altrimenti non avrei più potuto ricominciare da capo.
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-Eilà, che musi lunghi! Su con la vita! Il vostro fratellone torna dopo tanto tempo e voi vi fate trovare in questo stato?
-Fratellastro..
-Emm..scusaci Christian e che..non siamo dell’umore giusto per festeggiare.
Quel ragazzo era il fratellastro di Marta e Diego. È due anni più grande di noi. In quel momento il suo viso mostrava la sua curiosità in una maniera impressionante e i suoi occhi chiedevano informazioni. -sai Christian, una nostra carissima amica è scomparsa. Il problema è che non sappiamo se è andata via spontaneamente o l’hanno rapita. - Marta continuava ad essere disperata anche se cercava di nasconderlo. Il suo viso era rosso rosso e gli occhi lucidissimi.
-ecco vedi..lei è una ragazza che fin da piccola ha dovuto subire brutte esperienze. Soprattutto dal padre. E non vorrei che..
-come si chiama il padre? - la interrupe Christian con un espressione stranamente preoccupata
- beh..credo Arturo Cerini. Perché?
- che cosa importa a te? Tu nemmeno la conosci, quindi cerca di starne fuori. Capito? -Diego era molto infastidito.
- ho capito. Scusatemi, ma devo proprio andare. - Christian era diventato improvvisamente serio. Il suo sguardo sembrava smarrito nel vuoto.
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-qualcuno può sentirmi?- la mia voce usciva a malapena. Ero rinchiusa in uno stanzino terribilmente sporco, ero circondata da sedie e porte rotte. Ero stanca, impaurita. Stanca di gridare per poi non ottenere niente, mi buttai per terra sperando che qualcuno riuscisse a trovarmi. Anche se sapevo che era impossibile.
Dei passi, qualcuno si stava dirigendo verso di me. Cosa fare? Di scatto mi alzai e mi preparai al peggio. - buonasera bella - mi disse quell’uomo con una voce terribilmente orrenda. Era il padre di Diego e Marta in compagnia sapete di chi? Di mio padre. Anzi no, del mostro.
Con passo molto lento si avvicinarono a me ed iniziarono a toccarmi i capelli, poi le faccia. La sua pelle rugosa mi sfiorava e il mio corpo tremava.
Quel mostro, però, non esitava a contribuire. È mio padre, come riuscì a trattarmi in quel modo? Ogni tanto si distaccava e mi osservava. Il suo “bel” viso era decorato da un sorrisetto, come se volesse dire di aver vinto. Era disgustoso.
-beh, bellezza, noi andiamo per oggi. Preparati per domani mattina perché dobbiamo fare un bel viaggetto, ok? - dopodiché andarono via. Arrivata la sera, decisi di fuggire. Non potevo continuare così, continuare a far il burattino. Aspettai il momento giusto. Aprii la porta molto delicatamente per evitare che mi sentissero. Per mia fortuna si erano addormentati. Si vedeva che erano anziani. Facevano quasi paura.
Uscita da quella casa maledetta mi misi a correre a più non posso. Lì dentro stavo per impazzire, come avrei potuto ricominciare tutto da capo se poi mi rifaccio trattare così? Ma la stanchezza era troppa e, improvvisamente, le mie gambe si piegarono facendomi cadere per terra. Ero come paralizzata. Ad un certo punto il mio corpo stava fluttuando in aria. Qualcuno mi aveva preso in braccio. Era così delicato che mi sembrava quasi di esser sdraiata sul letto.
Però, quel qualcuno, avvicino la mia testa alla sua, e mi baciò. Questo fu il bacio più dolce che io abbia mai ricevuto. Ma, chi era quell’uomo?
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Stavo dormendo, ma riuscii a sentire il suono delle sirene. Era l’ambulanza. Mille voci, mille rumori. Quando ripresi un po’, vidi che mi trovavo in una stanza d’ospedale.
Accanto a me vi erano Marta e Diego. I loro visi erano più sereni, ma smepre spaventati. -non preoccupatevi, la ragazza sta bene. Deve solo riposarsi un po’. -
-grazie al cielo. Sentito Diego? - Marta tirò un sospiro di sollievo. Diego, però, continuava ad essere preoccupato, arrabbiato. - ora arriverà la dottoressa che vi darà informazioni più precise -
-grazie mille.
Quando la dottoressa arrivò..